Seppur lì , collocati in fondo al gruppo, e con risultati negativi che annebbiano la mente e minano il fisico, rendendo ogni attacco ed ogni schema pesantissimi fardelli , seppur lì, inchiodati da sette domeniche di sconfitte ,io ho visto il risveglio.
Niente illusioni , nessuna alchimia tecnica , beninteso i soliti errori, ma l’urlo liberatorio di giocatori e tecnico ,esploso domenica dopo aver vinto il terzo set, è un miscuglio di aspirazioni, rivendicazioni, considerazioni fino a quel momento rigettate da tifosi ed addetti ai lavori.
In un sola parola è venuto fuori l’orgoglio .
Una piantina che è riuscita ad attecchire in un terreno infestato da comportamenti eccessivi, fuori misura, degradati, talvolta socialmente riprovevoli. Ebbene ora è tempo di coltivarla e farla crescere con pazienza, mondandola dalla gramigna dei personalismi .
Cosa bisogna fare lo sappiamo bene; la cosa che penso deve essere chiara a tutti è che l’unico modo per ottenere ciò che vogliamo e credere in questo gruppo, in questa società………ogni giudizio, ogni sentenza ,ogni de profundis vanno sospesi !!
Abbiamo ancora cinque gare da disputare : lo faremo con l’adrenalina a mille e con il sangue agli occhi, senza paure, affamati, determinati , consapevoli di avere una sola strada da percorrere ,tutti insieme. Possiamo dunque essere nuovamente padroni del nostro destino , in piena libertà ,senza costrizioni o remore di alcun tipo, ma consci delle responsabilità delle nostre azioni.
Mi ritorna alla mente il discorso tenuto dal coach (Al Pacino) ad una squadra di football americano nel film” Ogni maledetta domenica” : lo ripropongo nel virgolettato e personalmente lo farò all’interno dello spogliatoio, ritenendolo l’emblema dello spirito con cui gli atleti debbano scendere in campo.
“Tutto si decide oggi. Ora noi o risorgiamo come squadra o cederemo un centimetro alla volta, uno schema dopo l’altro, fino alla disfatta. Siamo all’inferno adesso signori miei. Credetemi. E possiamo rimanerci, farci prendere a schiaffi, oppure aprirci la strada lottando verso la luce. Possiamo scalare le pareti dell’inferno un centimetro alla volta.
In questa squadra si combatte per un centimetro, in questa squadra ci massacriamo di fatica noi stessi e tutti quelli intorno a noi per un centimetro, ci difendiamo con le unghie e con i denti per un centimetro, perché sappiamo che quando andremo a sommare tutti quei centimetri il totale allora farà la differenza tra la vittoria e la sconfitta, la differenza fra vivere e morire.
E voglio dirvi una cosa: in ogni scontro è colui il quale è disposto a morire che guadagnerà un centimetro, e io so che se potrò avere una esistenza appagante sarà perché sono disposto ancora a battermi e a morire per quel centimetro. La nostra vita è tutta lì, in questo consiste. In quei 10 centimetri davanti alla faccia, ma io non posso obbligarvi a lottare. Dovete guardare il compagno che avete accanto, guardarlo negli occhi, io scommetto che vedrete un uomo determinato a guadagnare terreno con voi, che vi troverete un uomo che si sacrificherà volentieri per questa squadra, consapevole del fatto che quando sarà il momento voi farete lo stesso per lui.
Questo è essere una squadra signori miei”.
Piero de lorentis